I PASSAGGI SEGRETI

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IGNATZ DENNER
view post Posted on 23/10/2016, 04:51 by: IGNATZ DENNER
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Sceneggiatura per un film .




PROLOGO











1982 Città di Bologna







Una sera, durante una ronda d’armi, in stile Kubrik,
che frequentavo in quel periodo,
ci capitò di trovarci in Vicolo degli Ariosti.

E’ un posto molto particolare, una tradizione precisa vuole che la Città di
Bologna
sia stata fondata proprio lì,
poco distante infatti ci sono le vestigia delle antiche mura di selenite, le
prime edificate
per cingere il borgo e proprio nel vicolo doveva essere l’ingresso dell’
immenso tempio di Giove
che fu distrutto da un terremoto nel 11 a. c.
Le cronache narrano che la selenite del tetto era visibile a decine di
chilometri,
e ora le macerie formano quella improbabile collina che i bolognesi ben
conoscono
vicino al Museo Medievale.

Era probabile che la nostra indomita ronda finisse nel cinema
che allora era addossato al vicolo,
e così mentre adocchiavo annoiato le scritte sui muri dei soliti idioti,
do uno sguardo proprio in fondo al vicolo, nella parte più buia, e mi accorgo
che,
dipinto sul muro, era presente un Simbolo che non avevo mai visto.



L’ autore scenografo era stato proprio bravo. Per un gioco di luci ombre e
prospettiva
più che vedere, si era costretti a intuire la presenza del Simbolo:
una barra orizzontale, con due barre verticali poggiate sopra quasi ai
vertici,
e una barra verticale in mezzo, staccata dalla base.
Sempre per il gioco di luci, avvicinandosi il manufatto sembrava illuminarsi,
ma di sicuro si poteva coglierne un aspetto: era stato composto con una
Matrice,
gli angoli e le linee erano impeccabili, e la vernice appariva di una
compattezza
totalmente insolita.
Per l’occasione ero attrezzato con armi bianche di ogni tipo, ma mi accorsi di
provare
qualcosa molto simile al disagio.
Allontanandomi, mi resi conto che avevo già deciso di indagare.


Plutarco, Vita di Romolo, XI; trad. M. Serio
Romolo, seppellito suo fratello nella Remoria [la rupe scelta da Remo per il rito
augurale], assieme a quelli che li avevano allevati [Faustolo e Acca Larenzia], fondò la
città; a tale scopo aveva fatto venire dalla Tirrenia [il paese degli etruschi] degli esperti
che gli spiegassero la corretta procedura da eseguire. […] Romolo dunque per prima
cosa scavò una fossa circolare nella zona su cui ora sorge il Comizio, e in essa depose
le primizie di tutto ciò che era utile secondo consuetudine e necessario secondo natura.
Quindi ciascuno vi gettò dentro un po’ di terra del proprio paese natale, e mescolarono
assieme il tutto. Questa fossa è indicata con il nome di mundus, lo stesso con cui
designano il cielo. Poi finalmente venne tracciato il perimetro delle mura, considerando
la fossa come centro della futura città. Il fondatore fissò all’aratro un vomere di bronzo,
vi aggiogò un bue e una vacca, quindi li guidò lui stesso, tracciando un profondo solco
lungo il perimetro stabilito; quanti lo seguivano avevano poi il compito di rivoltare
all’interno le zolle sollevate dall’aratro, badando che neanche una rimanesse all’esterno
del solco. Così tracciarono il perimetro delle mura, chiamato con forma sincopata
pomerium, vale a dire «dietro, o dopo, le mura» [post murum]; là dove intendevano
collocare una porta, estraevano dalla terra il vomere e sollevavano l’aratro in modo da
lasciare un intervallo nel solco. Considerano pertanto sacro e inviolabile l’intero
perimetro delle mura, eccezion fatta per le porte; considerando sacre e inviolabili anche
le porte, infatti, non sarebbe stato possibile far entrare o uscire le cose necessarie, ma
impure, senza commettere sacrilegio.
(Plutarco, Vita di Romolo XI; trad. M. Serìo)



In quel periodo mi vedevo spesso con Mario Pincherle, ad Ancona.
Nella sua casa di Via Fornetto 107, a due passi dal celebre crocicchio delle
streghe,
( dove Michel de Nostredame salutò il frate Felice Peretti nel futuro Papa
SistoV )
il grande archeologo discuteva con me la sua Teoria degli Archetipi:
in un’organizzazione antropica, una città ad esempio,
i 22 Archetipi fondatori dell’universo, che i Cabalisti del medioevo
riformularono con il nome di Tarocchi,
si materializzano spontaneamente, a priori dalla intenzioni degli architetti,
e seguendo questa intuizione, ora giocavo a trovare le Carte dei Tarocchi
nella planimetria felsinea,
rintracciando Bet, ב


La Papessa, la Grande Madre, nella finestra sull’ipogeo
delle acque
vicino Porta Lame






, Nun, נ

La Temperanza, Proteo, il Fauno gigantesco nell’alcova
orfica
di Strada Maggiore,






Scin, ש


Il Matto, il moto rettilineo, l’ipnosi, nella
celebre finestra
che guarda il naviglio di Via Piella.







Mi addentravo nelle strade come un veggente turista
( già allora gli amici mi dicevano che sembravo Jack in Shining )
diventando postino, pubblicista, maniaco, e professore
riuscivo a introdurmi dove volevo,
Bologna è una città fantastica, piena di giardini segreti
e vestigia archeologiche.

Dando la caccia ai 22 Arcani Maggiori,
ritrovati nella città dentro le mura e nella Certosa Monumentale, il Cimitero
di Bologna,
in poco tempo mi resi conto che erano apparse altre Matrici.

Vicino Via Galliera, in Via Farini, vicino Piazza Santo Stefano.
4 in tutto.

Mefisto mi diceva che ce n’erano altre.
Iniziò una frenetica ricerca negli Archivi Comunali sulla storia di quei punti
particolari,
andando indietro circa 5 secoli con le cronache e ancora oltre con i
documenti.

Neanche la scoperta di un nuovo romanzo di Hoffmann mi avrebbe coinvolto
così,
non poteva essere una coincidenza, tutti e 3 i luoghi dove avevo scoperto
le altre Matrici erano legati a fatti e persone riconducibili a processi di
stregoneria, ( questa l' anticipo subito, la stregoneria non c' entra una sega .... )
e alle notizie su una presunta Società Segreta legata al culto di Mithra: la
prima data in cui compariva era il 1100,
quando fu fondata l’Università, e nei secoli si era estinta o mutata in
corporazione,

lo studioso Giulio Camillo Delminio la citava in un commento al Libro del
Comando
di Cornelius Agrippa senza identificarla,

una Vachetta de li Giustiziati del 1500 la associava al Collegio Judicum
Mutine
dello Statuta Civitatis del 1270, ma all’inizio del 1800 gli inquirenti la
conoscevano
con il nome de I Ribelli di Lucifero, forse in onore a Milton.


( Per Inquirenti intendo la Polizia Pontificia ; sto facendo una ricerca capillare su vari faldoni

de Atti riservati di Polizia . a Bologna, Archivio di stato , in particolare faldone 244 -1851/2 )




A distanza di anni mi ricordo ancora il loro Stemma,
una testa di morto con la bocca cucita su cui è poggiato un gallo.

Nessuna Araldica ne avrebbe ammesso l’esistenza.

Intanto stavo allargando le ricerche ad amici e studiosi, giornalisti e anche
investigatori,
nessuno ne sapeva niente.

Passavo le settimane tra biblioteche e librerie antiquarie di mezza Italia
a cercare le tracce che si inseguivano in libri spesso inaccessibili.

Tra l’altro una scuola di pensiero vuole che le sorti e i libri legati alla
magia,
perché abbiano potere debbano essere rubati.

Funziona. E’ un metodo sicuro per finire nei guai.

Stavo infatti seguendo una traccia: in un testo alchemico che sono riuscito a
sottrarre
da una collezione privata, si racconta di una leggenda bolognese,
su come un Ordine Segreto si riunisse in un palazzo dell’attuale Via
Galliera,
per poi percorrere un tunnel sotterraneo che portava direttamente
alla Certosa Monumentale.

In realtà ne avevo già sentito parlare, sembra che i partigiani lo
utilizzassero
durante l’ultima guerra per gli spostamenti e come deposito d’armi.
Chi ha visitato l’immensa galleria sotterranea del torrente Avesella,
che passa proprio sotto le 2 Torri, ha potuto accorgersi che sotto Bologna
esiste un’altra città, con centinaia di passaggi , piccoli ipogei e cortili
e migliaia di cunicoli che fungevano da servizi e da comunicazione.
Con tocchi di noir gotico,
ad un certo punto della galleria, tra le muffe delle pietre antiche,
e i ratti che attraversano i muri , compare una scalinata al cui vertice
è una normale porta d’appartamento con maniglia.







La guida ci descrisse un passaggio in comunicazione, 7 metri più sopra,
con un locale di Via dell’Inferno. ( Un caso. )

Sapendo benissimo che non mi sarei mai più divertito così tanto,
neanche in un film di Corman,
decisi di fare un’ incursione nella Certosa Monumentale.

Di notte, Corsia dello Stillicidio, riuscii a calarmi dentro quella cripta
sotterranea,



vicino all’attuale obitorio, che so essere la porta per l’ingresso del secondo
sotterraneo
della Certosa, quello abbandonato da secoli,
e con una soddisfazione molto simile al terrore vi trovai la 5° Matrice.

Le indicazioni del libro erano precise: la Setta percorreva il passaggio
per raggiungere la tomba di un Magister Doctissime morto nell’Alto Medioevo.

Le spoglie del corpo erano state traslate e nello Stemma c’erano
gli indizi per ritrovarne il loculo


Gasparini_arch_548_low[/SPOILER]




Nel frattempo a Bologna la Teoria del Simbolo era impazzita,
ne stavano apparendo a decine dentro la città antica,
tracciati e dipinti con i mezzi più occasionali sui muri,
sulle bacheche dei giornali, sulle porte, spesso in gruppi
eseguiti da mani differenti.
Notai che più ci si allontanava dal centro storico
E più si diradavano.

Le Madri, in tutto, erano 5.

Loro, sempre presenti in un’enigmatica indifferenza
dei passanti,
erano in silenzio.

Io, Faust ammalato tra vecchi libri,
indagavo sui Simboli che calavano in città come
Carte da Briscola.

Era il periodo del mitico Q. BO., una discoteca dove facevo il buttafuori, con
scarsa efficacia,
quello era il punto ideale per raccogliere tutte le voci e le tendenze.
Almeno 3 gruppi di bande Dark, Punk, Rock, e altri scoppiati del coro,
mi dicevano la loro, senza enfasi, interpretandolo un semplice sistema di
riconoscimento
dei luoghi dove incontrarsi, un Logo per marcare il territorio,
e tutti mi davano una versione differente su come era nato.
Mi ricordo che con 2 ragazzi mi feci un dovere di portarli ad una delle
Madri,
raccontando ( con cautela ) qualche antefatto.
Buio più assoluto, mai visto e mai fatto,
in compenso mi promisero una loro indagine interna.
Da allora, in tutti i gruppi Dark di quel periodo c’era la sicurezza
che io fossi un Negromante.
‘’ State alla larga da Jack, oltre che pazzo
gioca con i morti ‘’

Ad un certo punto pensai alla celebre Setta Satanica del Bambini,
di cui si parla va molto,
ma gli amici inquirenti lo escludevano.

Nel mezzo del cammino, un colpo di scena.
Fui contattato da un noto esponente politico di un partito:
‘’ Carissimo, Alfa mi ha parlato del suo interessamento per una storia che non
ha
niente di misterioso, vede, la Matrice di cui Lei tanto sta chiedendo
è solo il simbolo stilizzato del nostro partito. Eccola qua ! ‘’

Ero sbalordito e senza parole, l’idiota che mi stava parlando doveva essere
stato imbeccato da qualcuno, nel mostrarmi uno stampo, che tra l’altro,
anche se leggermente, era diverso dall’originale,
voleva saper tutto sulle mie ricerche.

E così, a distanza di anni, confidai a un telefono la notizia che sapevo
certo
l’interesse di 2 Logge Massoniche per la questione,
ciò mi procurò un primo risultato:
259/95 R.G.N.R. art. 407 c. p. Profanazione di sepolcro.
Un bel decreto di perquisizione domiciliare.

( E’ una cosa che non ho mai capito, forse visto il mio passato di studente
teatrale,
Madama chi stava cercando, Yorick ? )

Dopo quasi 15 anni di ricerche riuscii a trovare gli indizi presenti
nello Stemma dei Ribelli,
il loculo si trova vicino alla Chiesa,
nella parte più antica della Certosa.

Ma intanto la danza macabra stava continuando a suonare,
gruppi che mi comparivano attribuendosi l’origine certa,
gruppi in opposizione che modificavano il Simbolo:
ci ha pensato Saturno,
altri anni sono passati e squadre attrezzate di spietati imbianchini
hanno provveduto a ricoprire tutte le Madri con intonaci d’autore.


Chi erano i Ribelli ?

Li vedevo attraversare il tempo
come un Drago di pietra.

I secoli lo colpivano mutandolo
in un edificio in rovina.

La Setta aveva deciso di lasciare una traccia nelle tombe degli Adepti,
giravo la Certosa alla ricerca di tutte
le forme del Serpente,






che avrebbe fatto da guardiano ai nomi delle famiglie
seguaci dell’Ordine da venti o trenta generazioni.

Una Fenice rampante su campo armellino
le ali afferranti due martelli che si affrontano.

Ne ricordo la superba potenza,
una giovane Lince tra i ceppi anneriti dei tumuli,






E le Idre e i Grifoni sulle metope dei portici
sembravano disegnare un percorso,
sempre distante dalle Squadre e i Compassi Massonici,






che portava al Recinto dei Cappuccini
vicino la Loggia a Levante.

Poco distante, alla fine
era il giusto traghettatore delle anime,

Un Aion Mithraico dal corpo di Leone,
l’Aspide che lo avvinghiava aveva 12 bocche,
tutte guardanti la stessa direzione,






Come una muta processione
Lentamente il silenzio si posava
Su queste tracce sempre più lontane
E negli anni le mani esperte dei ladri
Le hanno cancellate per sempre.


A distanza di molto tempo
Sono ritornato nei luoghi dove so essere le Matrici,
e ho scrostato l’intonaco,
i Simboli sono ancora lì,
sembrano Diavoli in sonno











OGNI ATTO DI GIUSTIZIA


GENERA UN CRIMINE


LUCIFERO QUEL DIADEMA ROVENTE


E' IL RICORDO


DELLA TUA BELLEZZA


QUANDO ABITAVI LA LUNA


E IL TUO RESPIRO GENERAVA


LE MAREE


IL TUO CORPO SEPOLTO


DAGLI ASTRI


RISPLENDE NERO


E ABITA LA BOCCA DI DIO


COME UNA CORAZZA


VIENI


MADIEL


TUO FIGLIO VUOLE NASCERE





























Lettori , vi avviso ,

i fatti qui narrati potrebbero essere veri .





Postai questo racconto il

14 Febbraio 2005


nel topic Questioni di sfumature a ufologia.net , forum estinto e topic disintegrato ...

ma per fortuna salvato ,,,,posterò poi gli aggiornamenti in blu nel racconto con dozzine di note e link e almeno100-200 foto ,


Edited by IGNATZ DENNER - 24/4/2017, 09:38
 
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